Dopo aver visto un calo di mercato nel 2020 dovuto al noto evento pandemico sta avvenendo qualcos’altro sul mercato.
Premetto, per chi ancora avesse le idee confuse, che il calo di mercato non è stato scatenato dalla pandemia stessa ma dalle prospettive di imminente blocco economico che ci sarebbe stato e che il mercato ha anticipato attualizzandolo in un conseguente calo dei prezzi.
Detto questo, da inizio del 2021 circa, mese più mese meno, sta avvenendo una cosiddetta rotazione settoriale.
Quando ti avevo parlato a novembre della differenza tra i due settori in questo articolo lo avevo fatto sull’onda di un possibile inizio di questa rotazione.
I titoli growth, cioè ad alta crescita che hanno trionfato nei mesi di blocco economico e limitazione alla circolazione dovuto alla pandemia, hanno iniziato a lasciare il passo ai titoli value, quelli cioè che potremmo dire più tradizionali, più stabili.
La situazione socio-economica particolare di questo periodo ci ha portato ad una netta distinzione dei settori dove appunto i titoli growth, considerati ad alta crescita potenziale e che normalmente non distribuiscono dividendi e che trattano a livelli di prezzo molto alti, sono cresciuti in modo esponenziale.
Basti pensare a tutto il settore tecnologico, dove a parte alcune eccezioni, molte società quotate sul Nasdaq hanno visto le loro quotazioni salire vertiginosamente fino a raddoppiare o triplicare i loro prezzi.
Questi titoli sono stati favoriti da tassi ed inflazione bassi con il treasury americano decennale che è passato da un rendimento del 4.50% nel 2007 allo 0.70% nel 2020 e questo ha fatto beneficiare i flussi di cassa attesi che potevano essere attualizzati con tassi a sconto.
Nel frattempo, le azioni value, cioè quelle che si possono considerare tradizionali, su settori maturi, con prezzi di quotazione allineati al valore reale o addirittura a sconto e che staccano dividendi stabili nel tempo, hanno subito maggiormente l’impatto recuperando solo nell’ultima parte dell’anno in scia di una possibile riapertura economica imminente.
Hanno avuto nell’ultimo decennio vita difficile proprio a causa della dinamica di tassi e inflazione.
Le società che compongono questo settore sono legate ai settori finanziari o collegati alle materie prime e quindi ne hanno risentito nella loro capacità di far utili.
Tassi bassi e valore delle materie prime bassi hanno compresso i margini e fatturati.
Le banche, ad esempio, con i tassi così bassi, risentono di una voce importante nel loro bilancio derivante dal margine finanziario.
La stessa cosa può valere per le utility, come ad esempio le azione legate al petrolio dove con i prezzi al barile più bassi vedono ridursi il loro margine di guadagno .
Con la coincidenza della scoperta del vaccino e una lenta e parziale riapertura economica, a causa anche dell’enorme massa monetaria messa in circolazione da parte delle banche centrali, si è innescata una dinamica reflattiva.
Gli stimoli monetari hanno dato inizio ad un aumento dei tassi e delle materie prime portando anche i rendimenti dei treasury decennali a risalire.
Tutti questi fattori stanno di fatto impattando sulle azioni tecnologiche (growth) portando cali anche violenti su settori maggiormente esposti ai fattori sopra indicati (oltre alle prese di profitto).
Come vedi dal grafico sopra, la linea rossa infatti ha iniziato a recuperare i livelli di quotazione pre-pandemia solo questo autunno mentre la linea blu ha seguito una ripresa a V poderosa come accennato all’inizio.
Quindi in questo momento vediamo:
– i titoli legati alla tecnologia scendere per un timore legato all’inflazione
– i rendimenti sul settore obbligazionario salire anticipando le future manovre delle banche centrali
– le materie prime salire per la dinamica inflattiva oltre che per una scarsità di offerta
– i titoli value risalire anticipando migliori profittabilità all’aumentare dei tassi.
Ora, a parte i movimenti settoriali e di stile di questi mesi appena descritti, la distinzione non è sempre così netta. Non è così netta nemmeno la capacità di anticipare quale sarà il settore che performerà meglio negli anni a venire.
Per poter esser protetti da queste dinamiche attuali, ma vale anche per tutti i futuri cicli economici che continueranno a ripetersi e continueranno ad essere imprevedibili, seguire i portafogli modello come All-Weather di Ray Dalio è una soluzione che permette di ridurre sensibilmente le asimmetrie di questo tipo.
Questo è solo un esempio e naturalmente non è possibile fare copia incolla di queste strategie prendendole semplicemente dal web in quanto devono essere aggiustate con numerosi accorgimenti, uno su tutti il fatto che i più grandi economisti ed investitori sono americani e quindi i portafogli teorizzati sono in dollari.
Però, come appunto potremmo trovare in alcuni portafogli modello che seguo e implemento che alcune persone, avere materie prime e oro in portafoglio unite con obbligazioni inflation linked permettono di beneficiare di eventuali rialzi dei tassi o proteggersi in caso di crisi iper-inflattive.
Veniamo da un bull market sul settore obbligazionario che dura da più di 10 anni, con i tassi che hanno continuato a scendere favorendo coloro che avevano obbligazioni soprattutto a lunga scadenza.
Non è detto che i tassi saliranno ma sicuramente ora vanno usati più accorgimenti e porre qualche attenzione in più prendendo in considerazione strumenti finanziari che alcuni non hanno mai valutato per il semplice fatto che non conoscono o che ritengono troppo rischiosi.
L’unico rischio certo però, per chi vuole mantenere il proprio potere di acquisto allineato all’inflazione, lo corre chi decide di non investire.