Quando si investe la regola più semplice e che tutti hanno in mente è quella di comprare basso e rivendere ad un prezzo più alto.
Inserendo il fattore tempo rispetto all’obiettivo in cui verrà venduto l’eventuale strumento o portafoglio ad un prezzo più alto rispetto all’acquisto iniziale determiniamo se siamo investitori o speculatori.
Lo speculatore cerca di mettere in atto questa pratica in un lasso di tempo il più ristretto possibile (il più delle volte fallendo).
L’investitore invece lo fa consapevole che non potrà governare ciò che succederà nel breve termine e si affida quindi alla maggiore probabilità di successo regalata dall’orizzonte lungo o lunghissimo per i suoi investimenti.
Nel frattempo, dal momento in cui scegli la tua asset allocation, gli strumenti da inserire in portafoglio, i pesi da riservare alla parte di rischio/crescita e alla parte di protezione/decorrelazione, al momento in cui andrai a vendere magari dopo 5/10/30 anni qualcosa succederà.
Oltre a dover ribilanciare il portafoglio secondo alcune logiche ci sarà da tener conto che il mercato subirà rialzi e ribassi.
È nella natura del mercato stesso.
I cali non sono eventi eccezionali, fanno parte dell’andamento del mercato e fanno parte del percorso del mercato stesso che avrà nel tempo.
Oltre a ribilanciare periodicamente come avevo scritto secondo le logiche dell’articolo precedente che trovi sopra, potrai utilizzare il metodo del ribilanciamento utile per gestire il cosiddetto “mean reversion” (in italiano “ritorno alla media”).
La teoria del mean reversion suggerisce che i prezzi o la volatilità delle attività finanziarie tendono a ritornare verso la loro media o il loro valore medio nel lungo termine.
Il movimento descritto è come quello di un pendolo; i mercati si muovono tra fasi di salita e di discesa, tra periodi di euforia e periodi di depressione, tra situazioni di sopravvalutazione e di sottovalutazione.
Questo può valere per indici, rapporti prezzo/utile, dati economici o rendimento medio di un settore.
Questa teoria di basa fondamentalmente sui cambiamenti relativamente estremi dei prezzi o valori degli strumenti finanziari poiché invece la crescita normale o le altre fluttuazioni sono invece una parte prevista dallo schema dei mercati.
Su questa teoria di basano anche molte tecniche di trading e di investimento che sfruttano le condizioni di mercato interpretando come un momento di acquisto la sottoperformance rispetto alla media di un determinato settore o al contrario un segnale di vendita una sovraperformance di una attività finanziaria.
Dal punto di vista teorico sarebbe corretto e ripercorrerebbe la regola aurea di “acquistare basso e vendere alto” ma anche questa teoria va correttamente interpretata e compresa.
Vanno infatti aggiunte, nelle considerazioni su eventuali acquisti e vendite di determinate attività finanziarie, le variabili come i tassi di interesse e le condizioni economiche globali che possono influenzare le attività finanziarie stesse.
Va aggiunto inoltre che riferendosi a particolari settori specifici o ancor di più a singoli titoli la mean reversion potrebbe non essere più sopportata se sono intervenuti cambiamenti strutturali di profittabilità sul settore o l’azienda specifica stessa.
L’ultima considerazione, a mio avviso più importante e che ci dovrebbe far rimanere con i piedi per terra e forse evitarci il rischio di overconfidence, è che il mean reversing per quanto testato e con ottimi fondamenti di verità, si verifica nella maggior parte dei casi nel lungo termine.
E dobbiamo tenere a mente che il mercato può rimanere irrazionale più a lungo di quanto tu possa rimanere solvibile.
Ti mostro infine proprio un esempio pratico.
Qui sotto vedi il grafico della correlazione tra l’indice S&P500 e il VIX.
Il VIX sappiamo tutti che non è investibile (se non tramite i futures sul VIX o strumenti su futures come etc, opzioni, ecc) eppure ci mostra come sia presente un forte mean reverting intorno al 20% che è il suo valore medio.
Nonostante questo dato che si può dare per assunto e assodato non sarebbe bene comprare o vendere il VIX sul lungo periodo quando il suo valore fosse distante dal valore medio in quanto potrebbe rimanerci per più a lungo di quanto desidereremmo e crearci forti perdite economico/finanziarie.