Dal titolo potresti pensare che ti sto per anticipare la trama del nuovo film di Indiana Jones.
Invece ti vorrei parlare di un particolare momento storico che viene definito “decennio perduto”.
Sai, quando si parla di investimenti, continuo a ripeterti come nel lungo termine le probabilità e la statistica sono dalla nostra parte.
Aggiungendo poi la diversificazione e una programmazione per entrare anche gradualmente sui mercati si aumenta ancora di più la probabilità di successo.
Spesso mi sento chiedere: ma a quanto corrisponde “il lungo termine?”
Il lungo termine sono appunto normalmente i 10 o addirittura 20 anni (ma potrebbero essere anche di più).
Questo perché dal punto di vista statistico, come ti riporto qui sotto, potrai vedere come all’allungarsi del periodo preso in esame la probabilità di registrare perdite scende fino allo zero per i principali indici di mercato.
Perché quindi ti parlo del decennio perduto?
Perché nel periodo che va dallo scoppio della bolla Dot-Com del 2000 fino al 2010, l’indice S&P500, che è uno degli indici più rappresentativi della borsa americana, ha portato risultati negativi.
Nel 2000 appunto c’è stato lo scoppio della bolla creata da una forsennata crescita dei titoli legati ad internet, economia digitale, media e telecomunicazioni.
Nel 2001 c’è stato l’attacco alle Torri Gemelle.
Nel 2007 lo scoppio della bolla riferita ai mutui subprimes.
Nel 2008 il fallimento di Lehman Brothers e l’effetto contagio a tutto il mondo del rischio credito.
Non un decennio facile come avrai capito.
Infatti come vedrai dal grafico che ti metto qui sotto, dall’inizio del 2000, in prossimità dello scoppio della bolla, alla fine del 2010, l’indice S&P500 ha chiuso con una performance di circa -10%.
Un risultato molto deludente si potrebbe dire, senza tanti fronzoli.
Ho lasciato appositamente il grafico completo fino alla data attuale dove noterai che oggi il risultato sarebbe di grande soddisfazione con una performance, dall’inizio del 2000 fino al 31/12/2020, di un +170% abbondante.
Questo non deve per forza portarci a pensare che qualsiasi investimento sarà sempre vincente nel lungo termine.
Ti basti pensare ad alcuni singoli titoli che avevano raggiunto quotazioni astronomiche negli anni 2000 e che oggi non esistono più oppure sono scesi a livelli infimi.
Qui però stiamo analizzando indici che racchiudono l’insieme delle aziende a maggiore capitalizzazione.
Un indice è già una delle forme di migliore diversificazione quando ci si approccia all’investimento in azioni.
Aggiungiamo anche che un portafoglio ben diversificato e costruito difficilmente arriverà ad avere come unico asset all’intorno solo azioni.
Né tantomeno solo l’indice della borsa americana.
Perché oggi l’America pesa, negli indici mondiali per capitalizzazione e forza economica, per oltre il 60% ma il mondo è in continua evoluzione e ci saranno sempre cambiamenti.
Quindi la strategia giusta, è individuare sempre il proprio grado di rischio, aggiungere l’orizzonte temporale necessario per raggiungere gli obiettivi desiderati, e diversificare correttamente nella costruzione del portafoglio.
La performance di portafoglio è sicuramente un obiettivo chiaro e pragmatico da perseguire, ma l’obiettivo giusto da porsi è il proprio motivo personale che ci spinge ad investire.