Quando costruiamo un portafoglio titoli sarebbe consigliato non mettere singoli titoli.
Ovvio, questo dipende molto dall’entità del portafoglio stesso e dall’attitudine di ogni singolo soggetto.
Se abbiamo un portafoglio da 1 milione di euro è più che lecito destinare una piccola percentuale di questa ricchezza alla scelta di titoli azionari singoli per cercare di estrarre maggior valore di rendimenti, per efficientare fiscalmente la posizione e anche per avere un po’ di adrelanina.
Altre volte succede la stessa cosa anche con ricchezze più piccole, dipende dalla predisposizione di chi investe, diventa una vera e propria vocazione e piacere nel selezionare titoli singoli e seguirne l’andamento nel tempo.
Tutto questo dobbiamo essere sinceri però, dal punto di vista rendimento, a meno che non si scelga il cavallo vincente e non ci si assuma rischi esagerati, non va a stravolgere il rendimento del portafoglio finale e quindi dal punto di vista pratico sarebbe superfluo.
Naturale però anche che è molto più attraente rispetto a costruire portafogli noiosi. Talmente noiosi che in caso di crolli di mercato perdono poco e in caso di andamenti normali di mercato crescono lentamente e solidamente (ma questo è un altro discorso e che andrebbe approfondito ulteriormente).
Ora veniamo alla selezione dei titoli.
Per selezionare un singolo titolo si dovrebbe studiarne i fondamentali, i grafici, i bilanci, il settore di appartenenza, il contesto e poi investirci.
Un criterio che va valutato, soprattutto per fare una distinzione della categoria di azienda e rispetto al momento del ciclo economico in cui siamo è se l’azione appartiene al settore Growth o Value.
Per riuscire a fare una sorta di distinzione tra queste due categorie dobbiamo prendere in considerazione il rapporto tra prezzo dell’azione e gli utili, che in gergo è il Price/Earning indicato anche con la sigla P/E.
Il rapporto esprime quindi quanto tempo impiegano gli utili della società a ripagare il prezzo dell’azione pagato.
Esempio: se il prezzo dell’azione è 100 euro e l’utile per azione è 10 euro se faccio 100/10 il risultato è 10. Questo 10 sta ad indicare ipoteticamente che, se non intervengono variazioni particolari, ci si impiegherà 10 anni per essere ripagati dagli utili del prezzo pagato per avere quell’azione.
Quindi calcolando questo valore ne esce che:
Azioni Value hanno un rapporto P/E piuttosto basso, che sta ad indicare società prevalentemente più stabili nella generazione di utili che si ripetono negli anni senza grandi oscillazioni e quindi dovrebbe indicare una azione meno volatile (un esempio potrebbe essere Enel)
Azioni Growth hanno invece un rapporto P/E più alto, che indica normalmente quindi che il prezzo di mercato è superiore agli utili (quindi normalmente più rischiose ed aggressive), che addirittura potrebbero anche non esserci. Di solito fanno parte di questo tipo di azioni quelle appartenenti a società tecnologiche, innovative, o che comunque hanno progetti ambiziosi nei quali gli investitori credono facendo quindi alzare il valore di mercato nel tempo anche senza avere utili generati (vedi Tesla ad esempio).
Oggi le azioni Value contraddistinguo quelle azioni riferite a settori di mercato maturi, con poche potenzialità di crescita e scarse prospettive di crescita.
Dall’altra parte le azioni Growth invece oggi sono identificate da le azioni in generale sulla tecnologia e i settori innovativi e per questo motivo molto attraenti.
Fatto questo distinguo in conclusione va detto che i cicli economici influenzano spesso l’andamento più o meno di una tipologia di azioni rispetto ad un altro.
E’ probabile che in un momento di forte contrazione economica, le azioni appartenenti a settori maturi come quello energetico o delle telecomunicazioni tradizionali (azioni Value) vengano molto più impattate rispetto alle azioni riferite all’intrattenimento digitale, food delivery, videoconferenze (azioni Growth) però dobbiamo fare attenzione perché non arriverà mai la chiamata il giorno prima che un titolo perda valore o il ciclo economico cambi andamento.
L’unico strumento è sempre la diversificazione e non farsi influenzare da informazioni fuorvianti ed inutili.