Oggi ti parlo di questo indice, il Vix, che torna ad essere nominato su alcune fonti di informazione ma che necessita di alcuni approfondimenti.
Il Vix tra gli operatori di settore è noto anche come indice delle volatilità o indice della “paura”.
Questo indice stima in maniera implicita la volatilità delle opzioni del mercato S&P500; l’S&P500 è l’indice più rappresentativo della borsa americana in quanto contiene 500 titoli azionari di società quotate a New York che rappresentano l’80% della capitalizzazione di mercato.
Tornando al Vix, dobbiamo ricordare che la volatilità di mercato e quindi le oscillazioni, devono essere accettate come parte del mercato stesso e sono ciò che permette anche al mercato di raggiungere una crescita nel lungo termine.
Normalmente la volatilità reale si può conoscere solo ex-post (cioè una volta che c’è già stata, che l’abbiamo vissuta sul mercato) mentre il Vix ci aiuta a capire quali siano le previsioni degli operatori per la volatilità futura.
Qui sotto puoi vedere dal grafico come normalmente, in corrispondenza di eventi “eccezionali” l’indice si alzi anche a volte in maniera considerevole.
Potrai notare altrettanto velocemente come però in questo caso non si tratti di un asset di investimento dove con il lungo termine il denaro potrebbe rivalutarsi.
Infatti qui la crescita dell’indice, come ho scritto sopra, è un evento eccezionale, che è l’esatto contrario di tutti gli altri indici produttivi dove l’evento eccezionale sono i ribassi e nel lungo termine la forza di crescita è maggiore rispetto ai cali.
Si può considerare questo indice come un monitor, come un segnale da tenere in considerazione perché se invece provassi ad estrarre valore investendo in questo indice ricadrei nell’errore di fare vere e proprie scommesse e quindi mi affiderei unicamente la caso.
È vero anche che molti operatori lo usano come strategia di copertura (se ho investito in borsa, mentre i miei indici calano il Vix potenzialmente potrebbe salire e andrei a mediare-ridurre le perdite) però qui apriamo il capitolo trading dove appunto, come ribadito prima, si basa su scommesse vere e proprie.
Dal momento in cui è il mercato che fa la performance, e non l’operatore, il consulente o il guru (che non esiste) devo cercare di non farmi influenzare dai movimenti di breve termine ma invece seguire la pianificazione e la ricerca dei miei obiettivi.
Ti lascio mettendoti lo stesso grafico a livello temporale dell’indice S&P500 qui sotto, trai tu le conclusioni!