Spread intanto in italiano sta a significare “divario”.
Divario o differenza tra due tassi normalmente. Come per esempio quando guardiamo i mutui per la casa o i finanziamenti e vediamo indicato lo spread. In questo caso è il tasso che “aggiunge” la banca o finanziaria al tasso di base di mercato di riferimento che normalmente è l’euribor (per i tassi variabili) o l’irs (per i tassi fissi).
Questo termine però potremmo dire che è diventato famoso e comune a tutti in epoca del Governo Berlusconi tra il 2008 e il 2011 quando per motivi vari che non mi interessa ora analizzare era schizzato ad oltre 500 punti.
Analizziamo questo tipo di spread che è quello più curioso e che influenza di più le dinamiche di prezzi.
Ora questo valore, giusto per avere una idea di confronto, è a meno di 120 punti circa.
Ma cosa indicano questi valori?
Grafico andamento spread Btp-Bund
Il questo caso si parla di Spread Btp-Bund che misura il divario che c’è tra il rendimento del Btp Italiano a 10 anni e il Bund Tedesco a 10 anni.
Il Btp ed il Bund sono titoli obbligazionari emessi dai rispettivi Stati e quindi viene messa in relazione la rischiosità/rendimento dei due, partendo dal presupposto che il Bund fa da punto fermo essendo considerato il meno rischioso sul panorama degli emittenti Europei.
Quindi, andando nel concreto, vuol dire che se lo spread Btp-Bund è a 120 punti e il Bund ora rende -0,60% all’anno (si rendimento negativo ogni anno su una durata di 10 anni) aggiungendo 120 punti (che sarebbe 1,20%) al rendimento del Bund ottengo il rendimento del Btp Italiano che infatti è circa 0.60% all’anno sempre sulla durata di 10 anni.
Avrai capito che al variare dello spread aumentano o calano i rendimenti. Al variare dei rendimenti, cambiano anche i prezzi dei titoli che subiscono l’influenza dello spread, sia in negativo che in positivo.
Quindi, ad esempio, un titolo emesso oggi al prezzo di 100 con una durata di 10 anni con lo spread attuale a 120 punti, se tra un anno lo spread andasse a 500, vedrebbe il prezzo calare ipoteticamente anche fino a 66 (100 prezzo emissione – ((500 spread aumentato – 120 spread iniziale)*9 anni residui)).
Vale il discorso anche in senso contrario che potrebbe far andare il titolo fino a 134 se oggi comprassimo un Btp a 100 con lo spread a 500 punti e tra un anno lo spread andasse a 120 punti.
In ogni caso, salvo fallimento dell’emittente, alla scadenza il titolo andrà a rimborsare il capitale non senza averci nel frattempo fatto soffrire il mal di mare.
Invece la conseguenza economica in capo all’emittente, in questo caso lo Stato Italiano ad esempio, sarebbe quella di un aumento di interessi da pagare sul debito emesso e quindi del costo di gestione di oneri finanziari.
Il risultato, alla fine, sarebbero meno risorse destinabili ad altre iniziative sociali e di pubblica utilità e potenzialmente un impatto negativo sull’economia portando ad un circolo vizioso.
Nel caso contrario, dove siamo ora diciamo, con uno spread contenuto, libera risorse a disposizione della pubblica utilità e riduce gli oneri finanziari sul debito da pagare.
Lo spread normalmente varia in base alla situazione politica interna allo Stato emittente il debito, oppure in base alla situazione di stabilità o instabilità dello Stato stesso per debiti totali, riforme, ecc.
Valuta quindi sempre lo spread di un emittente e contestualizza la situazione prima di acquistare titoli sul mercato.
E ricorda, investi su ciò che capisci!