Nel sistema italiano, per la gestione fiscale dei nostri investimenti possiamo avvalerci di tre tipologie di regimi fiscali:
- Il regime amministrato
- Il regime dichiarativo
- Il regime del risparmio gestito
Non voglio farti entrare in confusione e ti premetto che quasi sicuramente se hai investimenti con un intermediario regolamentato sul suolo italiano, senza aver dovuto effettuare alcuna scelta in autonomia, hai già adottato il regime amministrato che è quello più semplice e di default.
Vediamo però le varie tipologie di regimi fiscali disponibili e le rispettive caratteristiche:
Regime amministrato
In questo regime, che come accennato sopra, è normalmente quello adottato in automatico quando apri rapporti presso intermediari italiani, è la banca o l’intermediario in generale che svolge la funzione di sostituto di imposta per tuo conto.
Con il regime amministrato le tasse vengono calcolate e versate al momento in cui c’è il realizzo quindi l’intermediario penserà a tutti gli adempimenti fiscali al posto tuo e ti corrisponderà tutti i proventi già al netto della tassazione.
Anche in caso di incasso cedole riceverai l’importo già netto, e nel caso di minusvalenze o plusvalenze derivanti da redditi diversi tutti gli adempimenti relativi alle compensazioni sono in capo alla banca.
Per scendere un po’ più in dettaglio considera che tutte le tasse e le minusvalenze sono registrate in capo al tuo codice fiscale e in quella banca dove le ha prodotte. Quindi se ci sono conti cointestati e titoli di conseguenza cointestati l’importo di eventuale plusvalenza e minusvalenza viene diviso per due.
Nel caso invece di titoli nominativi, quindi intestati solo ad un singolo, tutto spetta solo a quel singolo anche per le future compensazioni.
Esempio:
se ho una obbligazione cointestata tra Mario e Giulia che vendo in perdita di 1.000 euro verrà registrata una minusvalenza di 500 euro in capo a Mario e 500 in capo a Giulia.
Questa minusvalenza potrà essere compensata con la vendita, ad esempio, di una obbligazione in guadagno di 1.000 euro se cointestata tra Mario e Giulia ma sarà altrettanto compensabile se Giulia avesse delle azioni in guadagno (le azioni sono nominative quasi sempre) e utilizzerà la parte delle minusvalenze registrate a suo nome. Quindi se Giulia sta guadagnando 500 euro sulle sue azioni, abbatterà interamente le minusvalenze; se invece stesse guadagnano 1.000 euro, su 500 euro non pagherà imposte mentre sulla differenza pagherà il 26%.
Considera inoltre che non è possibile fare compensazioni tra più banche. Diciamo che tutto quello che avviene in termine di imposizione fiscale in una banca resta in quella banca. Quindi se hai 1.000 euro di minusvalenza nella banca X mentre stai guadagnando 1.000 euro nella banca Y, non potrai compensarle tra loro.
L’unica cosa che potrai fare è chiedere la certificazione delle minusvalenze alla banca X per farle trasferire alla banca Y, oppure trasferire i titoli in guadagno dalla banca Y alla banca X per poter vendere i titoli in guadagno compensando il credito disponibile.
Il regime dichiarativo
Questo regime è quello meno adottato e che impone qualche sforzo in più da parte dell’investitore.
È infatti un regime che sconsiglio a neofiti ma che diventa invece molto vantaggioso per chi è disposto ad avvalersi di un commercialista.
In questa tipologia di regime gli adempimenti sono a carico tuo, devi portare il rendiconto degli investimenti e i singoli dettagli delle operazioni nella dichiarazione dei redditi per l’anno fiscale di riferimento.
Tutto ciò che viene prodotto dagli investimenti, cedole, dividendi, minusvalenze e plusvalenze, vengono accreditati al lordo e creeranno la base imponibile per il calcolo finale delle imposte da pagare.
La movimentazione dei titoli avviene con il metodo LiFo (Last In, First Out).
L’aliquota di tassazione rimane la stessa ma, a fronte di maggiore impegno e costi (commercialista ed energie) ci sono alcuni vantaggi:
- Possibilità di reinvestimento del lordo per lordo: cioè quando incasso i proventi saranno lordi quindi avrò a disposizione, fino al momento della dichiarazione dei redditi dell’anno successivo, la somma lorda da investire
- Possibilità di compensazione tra investimenti detenuti su più intermediari dove ho adottato il regime dichiarativo (quindi se realizzo una minusvalenza di 1.000 euro sulla banca X posso compensarla con una plusvalenza realizzata sulla banca Y)
- Possibilità di compensare le minusvalenze realizzate anche successivamente alle plusvalenze seppur sempre all’interno dell’anno fiscale di competenza. Quindi non sarà più necessario realizzare prima la minusvalenza da compensare con la plusvalenza successiva ma basta che sia realizzata nello stesso anno. Rimane comunque utilizzabile per la parte residua la minusvalenza nei successivi 4 anni fiscali.
Questa metodologia inoltre è necessaria nel caso in cui tu investa su strumenti non armonizzati, cioè non conformi alla normativa Ucits. Vale normalmente per i fondi ed Etf di diritto estero i quali non vengono assoggettati a tassazione né come redditi di capitale né come redditi diversi ma vengono considerati come redditi ordinari da imputare in dichiarazione dei redditi e quindi soggetti a tassazione progressiva irpef.
Questo regime è sempre obbligatorio per le società commerciali e per tutti gli investitori che si avvalgono di broker esteri.
Ad esempio, la piattaforma eToro, non è abilitata a svolgere l’attività di sostituto di imposta, quindi dovrai fornire tutte le specifiche delle operazioni al commercialista.
Regime del risparmio gestito
In questo caso viene delegato all’intermediario sia la gestione del patrimonio che gli adempimenti fiscali nel ruolo di sostituto d’imposta.
Il principio di imposizione è quello del realizzo nell’anno fiscale, viene quindi presa come base imponibile la differenza tra il valore iniziale e il valore finale nel periodo di imposta al netto dei costi.
Viene preso in considerazione il reddito prodotto nell’anno solare, al netto dei costi, e possono essere compensati tutti i tipi di redditi prodotti, sia redditi di capitale che redditi diversi.
Un limite di questo regime è che, venendo applicata la tassazione per anno solare, potresti trovarti ad “anticipare” una somma al fisco su un guadagno che poi potrebbe non effettivamente realizzarsi.
Quindi se una gestione patrimoniale partisse da 100.000 euro il 01/01/2020 e al 31/12/2020 valesse 101.000 euro, dovremmo anticipare il 26% sui 1.000 euro di aumento del valore patrimoniale.
Se poi ad una data successiva, ad esempio 20/02/2021 vendessimo l’intero capitale a 99.000 euro avremo una minusvalenza di 1.000 avendo però già pagato delle tasse su un guadagno non percepito nella realtà.
Le minusvalenze in ogni caso sono utilizzabili sempre per l’anno in cui si realizzano e i successivi 4 anni.
Conclusioni
Sicuramente il regime fiscale più semplice ed immediato è il regime amministrato ma conoscere tutti i regimi fiscali disponibili può tornare utile nei casi in cui fosse necessario fare ottimizzazioni fiscali.
Diventa ancora più necessario conoscere le possibilità a disposizione nel momento in cui volessi fare molta operatività oppure avessi più banche su cui operi.
Aggiungo inoltre che diventa molto importante conoscere i regimi fiscali che vengono applicati dagli intermediari perché su internet si trovano tantissime piattaforme che rendono disponibili servizi di trading anche a basso costo ma dobbiamo sapere se operano come sostituto di imposta o no per non cadere in errore con l’agenzia delle entrate.