Come misurare il rischio degli investimenti?
Quando investiamo il rischio assunto e la percezione di rischio che ci assumiamo non sempre coincidono.
Tante volte potremmo essere portati a fare calcoli “un tanto al chilo”.
Un po’ di azionario qui, un po’ di obbligazionario lì, e il gioco è fatto.
Di per sé, diversificando con un po’ di logica tra azionario e obbligazionario avremmo un risultato che sarebbe già sopra la media rispetto a tanti altri investitori che fanno acquisti senza alcuna logica.
Premettendo che, come ben sappiamo, il rischio che ci assumiamo, o meglio la volatilità, è un indicatore statistico che ha accezioni neutre, cioè offre da una parte rischio ma dall’altra possibilità di guadagno, possiamo valutare i rischi di perdita.
Ci sono quindi degli indicatori che ci aiutano a capire meglio quanto potrebbe andare male un investimento.
Il primo, che è il più utilizzato e normalmente anche il più conosciuto, è il VAR.
VAR – Value At Risk
Il VAR ci indica la perdita potenziale massima che ci si può attendere da uno strumento finanziario in un dato periodo di tempo e con un certo livello di confidenza.
Facendo un esempio, con un VAR del 5% ad un anno, con una confidenza del 95%, ci si può aspettare che nel 95% di possibilità in un anno il nostro investimento potrà perdere al massimo il 5%.
Più l’intervallo di confidenza si avvicina a 100% maggiore normalmente è il VAR, cioè la stima di perdita massima raggiungibile.
Va considerato che il VAR considera la distribuzione media dei rendimenti e quindi è molto valido per i backtest (analisi dei dati passati) ma non è garanzia per i dati futuri.
Inoltre, non potendo avere un VAR con confidenza al 100%, la soglia di confidenza restante lascia spazio ad eventi imprevedibili che potrebbero portare a registrare perdite superiori a quanto pronosticato.
Questo indice, nonostante alcuni limiti, offre un ottimo strumento per il confronto tra strumenti finanziari diversi o tra portafogli di investimenti diversi.
Expected Shortfall
Un altro indicatore valido per il calcolo del rischio dei nostri investimenti è l’Expected Shortfall.
In questo caso l’ES ci indica come il nostro strumento finanziario o investimento si comporterà nel peggiore dei casi possibili.
Ad esempio, un ES del 10% ad un 1 anno ci indicherà che il nostro investimento, con una possibilità su cento, potrà portarci una perdita del 10%.
Questo indicatore prende in considerazione la perdita attesa nei momenti in cui la perdita supera la soglia del VAR.
Ci indica quindi qual è la perdita attesa massima nell’intervallo di confidenza non preso in considerazione dal VAR.
Anche questo indicatore, sebbene più prudente rispetto al VAR, presenta dei limiti dati dal fatto che considera il passato dei dati espressi da uno strumento finanziario e si prende per assunto una distribuzione normale dei dati.
MAX DRAWDOWN
Questo indicatore, insieme al VAR, è il mio preferito.
Il Maximum Drawdown ci racconta come nel passato lo strumento finanziario, un portafoglio di investimenti, sia calato fino alla perdita massima mai raggiunta.
Il MD quindi, prendendo sempre in considerazione le serie storiche e quindi ex-post, va ad indicare la massima perdita registrata da un investimento nel periodo che andiamo ad analizzare.
Se ad esempio andassimo ad analizzare il Total Stock Market (tutto l’azionario quotato sul mercato americano – più di 3700 titoli) dagli anni ‘70 ad oggi vedremmo un MD di 49%, e questo sta a significare che la perdita massima mai raggiunta da questo indice è stata del 49%.
Considerando quindi che il mercato finanziario è governato dall’incertezza, l’unica certezza che abbiamo sono i dati passati con i quali costruire un cammino solido e robusto basato su statistiche.
Come dice anche l’ingegnere meccanico dal nome Tyler (nome forse inventato) dietro il fantastico sito di analisi Portfoliocharts.com, se devi assumere qualcuno nella tua azienda, il suo curriculum non sarà garanzia di risultato futuro ma potrà darti sicuramente una ragionevole base di partenza per le tue valutazioni sull’avvenire.