Il ruolo delle banche centrali è quello di attuare le politiche monetarie nei Paesi membri.
Regolare la moneta interna, finanziare i deficit pubblici, impedire le crisi bancarie sistemiche e gestione della stabilità dei prezzi.
Nel compimento delle loro funzioni troviamo anche il Quantitative Easing, o allentamento quantitativo che abbreviato si dice QE, che è uno strumento non convenzionale di politica monetaria.
Il QE viene messo in atto per stimolare la crescita economica o della produzione, l’occupazione o l’inflazione.
Tramite questa operazione, prendendo ad esempio la Banca Centrale Europea, questa acquista titoli di stato sul mercato aumentando la moneta presente nel sistema creando di fatto nuova moneta.
La differenza tra il QE e le operazioni cosiddette tradizionali come il LTRO e TLTRO (Long term refinancing operation e Targeted long term refinancing operation) è che le seconde sono a mercato aperto, quindi non prevedono creazione di nuova moneta ma di fatto sono prestiti che la BCE concede alle banche con una scadenza entro la quale dovranno restituire il prestito.
Nel caso delle operazioni LTRO parliamo di finanziamenti triennali alle banche che lo richiedono con un tasso pari alla media dei tassi sulle operazioni di rifinanziamento principale calcolato sullo stesso periodo.
Le operazioni invece di TLTRO sono prestiti a banche che lo richiedono con il target di far arrivare denaro in circolazione tra famiglie ed imprese. La scadenza massima è di 4 anni e alle banche richiedenti viene richiesto di mettere a garanzia un collaterale, normalmente rappresentato da titoli di stato.
Il QE invece è rappresentato da tutte le operazioni che compie direttamente la Banca Centrale acquistando direttamente titoli di stato e obbligazioni societarie sul mercato.
Lo scopo è quello di abbassare i rendimenti dei titoli di debito degli stati membri in quei momenti, ad esempio, di tensioni politiche ed economiche, che possono mettere a repentaglio la tenuta dei conti pubblici.
Acquistando massicciamente titoli di Stato e obbligazioni, aumenta la domanda e quindi i prezzi dei titoli stessi tendono ad alzarsi con conseguente ristringimento dello spread e compressione dei rendimenti.
Sappiamo già bene che se il tasso si abbassa cala l’onere finanziario che deve sostenere lo Stato o le società che emettono obbligazioni e quindi peserà meno questa voce sui bilanci degli emittenti.
Ricordiamo il famoso “Whatever it takes” di Mario Draghi nel 2012, allora presidente della BCE, quando ha iniziato un massiccio allentamento monetario con lo scopo di sostenere i paesi periferici che stavano attraversando un periodo particolarmente difficile.
I paesi in questione erano Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia, Spagna (l’acronimo coniato per descrivere questo insieme di paesi periferici è stato PIIGS).
Curiosità: potrai sentire parlare di questo momento storico e dei PIIGS in alcune puntate della serie televisiva Diavoli visibile su SKY e NOW TV.
Tapering
Il tapering è la riduzione del QE e la fine graduale dello stimolo monetario da parte di una Banca Centrale.
Nel caso del tapering, quindi, c’è la riduzione del ritmo di acquisto dei titoli da parte della Banca Centrale, normalmente quando, dopo una fase di QE, l’economia reagisce bene agli stimoli e si vuole iniziare a ridurre gli stimoli economici.
Concretamente si riduce la quantità di titoli che mensilmente la Banca acquista sul mercato tenendo sempre sotto controllo il dato dell’inflazione e dell’occupazione.
Dal momento in cui il QE potrebbe portare ad un surriscaldamento eccessivo dell’economia con una potenziale crescita eccessiva dell’inflazione, il tapering è la manovra che deve controbilanciare i dati macroeconomici.
Vi è una grande attenzione nelle manovre di tapering in quanto una riduzione troppo precoce degli acquisti di titoli e una interruzione troppo brusca degli stimoli monetari potrebbe far ritornare l’economia in recessione.